Come noto, il Piano Operativo e la variante di aggiornamento del Piano Strutturale sono stati adottati con deliberazione del Consiglio comunale n. 58 dello scorso 19 maggio. Il procedimento di formazione del Piano Operativo e della variante di aggiornamento del Piano Strutturale essendo soggetto agli istituti della partecipazione previsti dalla LRT 65/2014 ha visto la successiva fase relativa alle osservazioni molto partecipata. Con l’odierna seduta consiliare si è quindi aperto il dibattito sui contributi e osservazioni recepiti dal Comune.
“L’esame delle osservazioni è avvenuto esaminando la singola istanza, nel rispetto di criteri di carattere generale, relazione, che garantissero da un lato la coerenza con le scelte di fondo del Piano Operativo adottato e dall’altro l’uniformità di trattamento dei privati interessati” ha detto l’assessore all’Urbanistica Francesco Michelotti, aprendo la discussione sulle osservazioni presentate al Piano Operativo.
“Nel caso in cui l’osservazione ponga più questioni – ha proseguito Michelotti -, queste sono state distinte in sub-osservazioni (punti), ordinate da un ulteriore numero a seguito del numero identificativo dell’osservazione, per consentire risposte particolari a ciascuna richiesta. Per tale ragione, a fronte di 387 osservazioni presentate (8 delle quali giunte fuori termine), le schede di controdeduzione predisposte allegate alla presente delibera sono riferite a 639 punti.
La netta maggioranza delle osservazioni è stata presentata da soggetti privati: singoli cittadini o comproprietari di immobili localizzati nel territorio comunale, società e aziende private, professionisti che a volte rappresentano altri soggetti privati.
La quasi totalità delle istanze scaturisce da esigenze ed interessi specifici e non da obiettivi di carattere generale e collettivo.
Le controdeduzioni, così come risultano dopo l’esame delle osservazioni e alla luce dei recenti disposti normativi sovraordinati, si propongono prima di tutto di rispondere ad alcune questioni che diventano fondamentali per una corretta e migliore gestione dell’attività urbanistica ed edilizia del territorio.
Possiamo dare subito un dato che riguarda l’esito delle osservazioni.
Quelle giudicate accoglibili o parzialmente accoglibili nel complesso sono il 50% (la metà).
Quelle giudicate non accoglibili sono il 45%. Di queste però alcune, considerate formalmente non accoglibili, lo sono solo perché il piano già permette quello che è stato richiesto nell’osservazione, e quindi sono formalmente non accoglibili, ma sostanzialmente accoglibli. Altre di quelle non accoglibili sono da ritenere soddisfatte tramite l’accoglimento totale o parziale delle altre.
Il 6% circa sono state considerate non pertinenti.
La chiarezza è il primo requisito che è stato chiesto al nuovo piano, data l’ampiezza e la complessità dei temi trattai, la lettura delle norme non debba risultare mai complicata o ambigua; ma dico anche che per definizione questa materia eclettica non può non esserlo, dato che va a regolare temi importanti e complessi.
Il PO per la sua natura di piano urbanistico, che conforma il diritto di proprietà (i suoli) e regola le attività edilizie con i relativi titoli abilitativi, deve essere chiaro nella struttura e nel linguaggio, affinché possa risultare di facile interpretazione e applicazione, e riduca al minimo le zone grigie e le interpretazioni soggettive. Diminuire questo significa diminuire possibili contenziosi.
Il lavoro fatto dall’ufficio, sempre in accordo con i progettisti, e l’osservazione che lo stesso Ufficio ha presentano è prima di tutto rivolta a questo: ridurre quanto possibile il campo delle interpretazioni e rendere il testo delle norme il più possibile chiaro e oggettivo.
L’Amministrazione ha la piena consapevolezza che le osservazioni e le conseguenti controdeduzioni hanno contribuito in maniera significativa a migliorare il Piano Operativo, rendendone di fatto più possibile e concreta l’attuazione e la sua declinazione.
Il nuovo Piano Strutturale di cui abbiamo già avviato il procedimento –, che dovrebbe costituire il fondamento delle scelte strategiche, seguirà questo piano operativo, che invece ha come riferimento ancora il vecchio e senz’altro superato Piano strutturale vigente.
La scelta di partire dal PO è stata fatta dalla precedente amministrazione, noi abbiamo trovato il procedimento amministrativo avviato, anche se in una fase meno che embrionale.
La prima difficoltà è stata quella di conformarsi necessariamente ad uno strumento sovraordinato (il ps) ormai superato per contenuti e per metodo, risale al 2007, ma che ci ha costretti a un’ottica di transizione ; il nuovo PS per il quale è già stato avviato il procedimento, ci consentirà di perfezionare e guadagnare gli obiettivi prefissati.
Questo piano e questo lavoro hanno il pregio di aver portato avanti il lavoro di pianificazione negli anni.
Possiamo per questo con un certo orgoglio rivendicare che, quando partiremo con la partecipazione e la discussione per il nuovo Piano Strutturale, avremo già il perimetro del Territorio Urbanizzato e in pratica tutti gli studi di carattere geologico, idraulico e sismico di supporto, perché con il nuovo PO si colma anche il gap che si era determinato tra gli strumenti urbanistici e territoriali del Comune di Siena e gli strumenti sovraordinati, primo fra tutti il PGRA (Piano per la Gestione Rischio Alluvioni). Con il nuovo PO si sono inoltre approfonditi temi che mai erano entrati a far parte degli strumenti urbanistici, quali quelli sul potenziale rischio archeologico, con studi che già possono costituire una base per una più solida e appropriata attività di tutela del sito UNESCO.
Il PO è stato dunque una opportunità anche per raccogliere le idee, e preparare il campo per l’inizio di un nuovo ciclo, che sarà poi quello da fare con il nuovo Piano strutturale.
Le trasformazioni previste sono state quindi selezionate dal Piano Operativo in relazione alle priorità e alle possibilità effettive di attuazione: sono gli interventi da attuare nei prossimi cinque anni. La scelta dell’Amministrazione è stata fatta sulla base della priorità e complementarietà degli interventi, in coerenza anche con altri strumenti sovraordinati primo fra tutti il PIT avente valore di Piano Paesaggistico Regionale.
Il piano, in un territorio che è quasi tutto vincolato, richiama per questo ad una maggiore attenzione per il paesaggio e per i valori storici del territorio, e questo avviene già dal momento della previsione urbanistica e non, come un tempo, in fase già attuativa.
Certo questa nuova procedura di concertazione con la Regione e la Soprintendenza ha condizionato, talvolta fortemente, le previsioni del PO e ancora c’è da considerare che, dopo le controdeduzioni, ci sarà un ulteriore passaggio con la Commissione paesaggistica – istituita dal PIT-PPR – per l’ultima verifica di conformità delle ipotesi di trasformazione che ora abbiamo indicato.
Già in fase di controdeduzione abbiamo fatto due passaggi col Tavolo tecnico, proprio per ridurre i tempi dell’approvazione definitiva del piano e per portare all’attenzione degli altri Enti le priorità e le scelte ritenute importanti per l’amministrazione.
Ad ogni trasformazione, o meglio ad ogni nuova costruzione, è associata un’opera pubblica o la cessione di un’area, o comunque la compensazione con un’opera che riveste un interesse pubblico; è un tratto distintivo del piano, che antepone sempre l’interesse della collettività a quello particolare e individuale che, seppure legittimo, deve equilibrarsi con la necessità di riqualificazione complessiva dell’urbano.
Su questo punto registriamo il Delta più evidente, vale a dire che le osservazioni dei privati differiscono nei contenuti e nelle richieste da quelle degli Enti sovraordinati.
Per dirla in termini molto drastici, i privati chiedono di più e la Regione chiede che venga fatto meno; questa in estrema sintesi la dialettica che si consuma in seno alle osservazioni e che ha portato l’amministrazione e la direzione urbanistica ad approfondire, tenendo sempre un grande equilibrio, muovendo dalle qualità paesaggistiche per superare le semplici valutazioni quantitative, affinchè fosse possibile (non sempre) confermare le scelte fatte.
La chiave per leggere le osservazioni è soprattutto nella capacità di tenere questo equilibrio immutato, non volendo avere per scelta un atteggiamento remissivo e prono verso la Regione (che consideriamo interlocutore istituzionale di grande importanza ma che non può avere la pretesa di conoscere il territorio e le esigenze allo stesso modo di questo consiglio e di questa giunta), né assecondando in modo generalizzato le richieste dei privati, alcuni di questi con richieste ragionate e congrue, altri del tutto inconferenti.
Ricordiamo che il nuovo perimetro del Territorio Urbanizzato ha superato brillantemente l’esame del Tavolo Tecnico istituito come sperimentazione con Regione, Soprintendenza e Provincia di Siena. Regione Toscana e Soprintendenza in particolare hanno potuto verificare che il piano punta soprattutto a riqualificare l’esistente, garantendo la massima attenzione alla qualità dei progetti e del paesaggio per i nuovi interventi.
La parte che avrà però la più frequente attuazione del piano è tuttavia quella che riguarda il patrimonio edilizio esistente. La cura e la manutenzione sono la vera e più duratura operazione per la città e per il territorio, tanto che per la legge toscana questa parte del piano ha valore a tempo indeterminato. Questo è un punto fondamentale che ribadisco.
Il termine dei 5 anni vale solo per le nuove aree di trasformazione (se non viene realizzato un’opera entro 5 anni la previsione decade) mentre le norme del patrimonio edilizio esistente valgono sine die. Chiarezza, semplicità, applicabilità e maggiori possibilità, pur nel rispetto del patrimonio storico sono le linee guida che abbiamo sempre tenuto. Le innovazione introdotto con le norme sono di grande rilievo.
Si potranno fare le piscine nei Beni Storico Architettonici censiti, con più possibilità di riuso del patrimonio edilizio esistente sia in città, che in campagna – dove in pratica e solo per pochi fabbricati era consentita esclusivamente la residenza.
Le osservazioni ci hanno consentito di chiarire meglio i casi in cui sarà possibile recuperare i piani terra e di come semplificare i cambi d’uso tra negozi e botteghe del centro storico, di cosa si deve intendere per pertinenze degli edifici, di definire meglio numerose componenti richiamate dalla disciplina urbanistica.
La Flessibilità nelle destinazioni d’uso è stata poi l’altra importante innovazione del nuovo strumento che si declina in modo diverso e immediato. Ci sono state osservazioni che al loro interno contenevano giudizi più o meno severi, alcuni forse frettolosi, vari allarmismi ingiustificati. Lo riteniamo fisiologico vista la portata del lavoro svolto, le innovazioni introdotte, il fatto stesso che si varia uno strumento urbanistico dopo 10 anni esatti dall’ultima volta in questa città.
Ma riteniamo al contempo che molte delle osservazioni siano state appunto frettolose e la riprova l’abbiamo avuta nel fatto che molte osservazioni che chiedevano di fare un tipo di intervento, erano già soddisfatte perché la norma del PO già lo prevedeva.
Una lettura più attenta del piano permetterà di comprendere che molti interventi che prima non erano pensabili oggi lo sono; ci si ferma sempre al caso particolare, e questo è pure normale, ma il dovere dell’amministrazione è di avere uno sguardo e un respiro complessivo.
E’ stata ridotta l’indeterminatezza che troppo spesso accompagna i dispositivi regolamentari nel nostro paese (solo la materia urbanistica è stratificata e genera incertezze e sovente contenziosi amministrativi e penali) ; ci siamo limitati alla dimensione che ci compete– molto di più del RU vigente e con notevoli aperture – in un contesto fatto di tantissime leggi stratificate e con molteplici quadri di riferimento (come abbiamo visto il PIT, il PTCP, il PGRA e molto altro ancora).
Senza spirito polemico ma costruttivo, vorrei ribadire che la doppia pianificazione prevista in toscana costituisce un inutile fardello per i comuni; obbligare a redigere PS e PO, e poi piani attuativi , moltiplica i livelli di pianificazione senza motivo. La doppia pianificazione dovrebbe essere abolita, prevedendo per i Comuni un solo strumento operativo. Solo così si potrebbero ridurre i tempi e diminuire le incertezze.
Ritengo che il controllo verticistico previsto dalla legge regionale sia mortificante per i Comuni, per l’amministrazione, ma soprattutto per il consiglio comunale; quest’organo, massimo consesso cittadino ed espressione reale della comunità perché eletto , è di fatto svuotato delle proprie prerogative e competenze. Una volta licenziato il piano e votate le osservazioni, infatti, tutto verrà trasmesso alla regione per la conformità al PIT PPR; in quella sede la mannaia regionale avrà il potere di modificare quanto stabilito dal consiglio comunale.
Come detto però nessun ente può conoscere il territorio e le sue esigenze meglio della Giunta e del consiglio e riteniamo che il controllo dovrebbe essere meno invasivo. L’auspicio è che si vada verso una radicale modifica delle normative e delle procedure, restituendo ai comuni le prerogative che gli spettano.
Nel merito, passo a riferire sulle osservazioni degli enti sovraordinati e della direzione urbanistica, come stabilito dalla conferenza capigruppo; il testo delle osservazioni è nella disponibilità di tutti i consiglieri comunali.
Per quel che attiene alle osservazioni di Regione Toscana e Soprintendenza occorre ricordare che il Comune di Siena ha aderito ad una sperimentazione che prevede l’assistenza del cosiddetto “Tavolo tecnico”, ovvero una conferenza tecnica di servizi che vede la presenza di Regione Toscana, Soprintendenza e Provincia di Siena, finalizzata alla piena conformazione del piano. Già prima dell’adozione le attività del tavolo hanno avuto come campo di azione i principali temi del PO, a partire dalla definizione del perimetro del Territorio urbanizzato pienamente conformato alla legge (ai sensi dell’art. 4 della LR 65/2014), ma occorre dire che due incontri hanno avuto come oggetto anche le osservazioni presentate dagli enti sovraordinati e che molte delle indicazioni lì formulate trovano già applicazione nelle controdeduzioni ora in votazione.
La Soprintendenza richiama la necessità di sviluppare, insieme alle schede normative, appositi schemi di carattere grafico che forniscano riferimenti e indirizzi cogenti ai progetti delle aree di trasformazione e richiama le attenzioni che si devono avere per un territorio così sensibile come quello del Comune di Siena (miglioramenti e mitigazioni ambientali per gli interventi consentiti nel territorio rurale, necessità di mantenere le relazioni storiche tra sistema insediativo e paesaggio, protezione delle viste panoramiche e mantenimento dell’integrità percettiva delle emergenze architettoniche, ecc.). Per le NTA si ricorda di arricchire il testo con riferimento al fatto che la gran parte del territorio risulta vincolato per decreto e in quanto tale ogni trasformazione, oltre alle prescrizioni del PO – peraltro riconosciute come pienamente coerenti con le disposizioni sovraordinate –, deve osservare quelle definite all’interno delle schede di vincolo contenute nel PIT-PPR. Molte delle attenzioni richieste e delle preoccupazioni espresse peraltro sono già state ricomposte in sede di tavolo tecnico, altre troveranno piena risposta negli elaborati modificati a seguito delle osservazioni.
LA REGIONE TOSCANA
Le questioni sollevate dalla Regione hanno trovato soluzione già in sede di tavolo tecnico.
I principali contenuti di quello che in prevalenza si presenta come “contributo” più che come “osservazione”, riguarda l’attenzione che si deve avere in considerazione del fatto che il Comune di Siena procederà alla formazione di un nuovo Piano strutturale pienamente conformato alla nuova legge e di valutare debitamente i carichi indotti dalle previsioni e quindi il dimensionamento delle differenti funzioni. In particolare per la regione è sembrato sproporzionato il carico urbanistico e i potenziali effetti indotti dalle previsioni riguardanti le medie superfici di vendita, che vengono giudicate un numero troppo alto da attuarsi nei cinque anni. A questo proposito si leggano le controdeduzioni, che comunque rimarcano di come la maggior parte delle aree con tali previsioni ricade in area sottoutilizzata o dismessa, o comunque in ambiti urbani da riqualificare non ai fini residenziali.
Su diversi temi la regione interviene in modo puntuale, alcuni di essi sono condivisibili, altri no.
La Direzione urbanistica, osservazione presentata per migliorare e affinare alcuni temi.
Prima di tutto è stata segnalata la necessità di correzione di refusi nella numerazione di articoli, commi e rimandi nelle NTA, nonché un aggiornamento della cartografia per inserimento di interventi recenti non ancora cartografati. (PUNTO 1)
(PUNTI 2 – 3- 4) riguardano la disciplina della distribuzione delle funzioni, si riferiscono a destinazioni d’uso da prevedere come sottoarticolazione all’interno delle categorie funzionali principali (individuate dalla legislazione statale e regionale) – nel caso del residence che era stato individuato come sotto articolazione della residenza è stato richiesto di spostarlo nella sottoarticolazione della categoria funzionale turistico-ricettiva come dispone la normativa di settore; è stato poi richiesto di prevedere espressamente all’interno della categoria funzionale industriale e artigianale gli autolavaggi e all’interno dei servizi tecnici e tecnologici gli impianti per le telecomunicazioni. Tutto ciò al fine di non incorrere in ambiguità ed incertezze.
Necessità di adeguamento al Piano Cave Regionale approvato nelle more del procedimento di formazione del PO.
Al punto 4 è stato richiesto inoltre di estendere la possibilità di non costituire variante al PO nel passaggio dall’una all’altra sotto-articolazione delle (s), previa verifica del rispetto degli standard urbanistici.
Questa richiesta (accoglibile) fa si di avere una completa flessibilità nella previsione di spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico con possibilità quindi di poter insediare un’attrezzatura diversa da quella prevista senza dover mettere in atto una procedura di variante urbanistica. (Es. è prevista una palestra, ma invece ho necessità di fare una scuola – è prevista una chiesa invece faccio una biblioteca, ecc.).
(PUNTI 5 e 38) – Viene chiesto un riordino della disciplina riguardante le dotazioni di parcheggi (stanziali, di relazione, pubblici) in maniera che sia facilmente individuabile quali dotazioni devono essere soddisfatte in relazione agli interventi da effettuare.
(PUNTI 6 e 45) – Vengono segnalate delle anomalie alle quali viene richiesto di porre rimedio. Nel primo caso l’individuazione in cartografia degli orti urbani nella loc. San Miniato non è coerente con lo stato di fatto (lavori realizzati in tempi recenti), mentre nel secondo caso, per mero errore materiale, nell’area di trasformazione soggetta a piano attuativo per gli impianti sportivi dell’Acquacalda viene richiesta come area di cessione una quantità di per se superiore a quella in realtà detenuta dai soggetti privati coinvolti, pertanto occorre procedere ad un ricalcolo per una corretta quantificazione.
(PUNTO 7) – Riguardo agli impianti di distribuzione carburante oltre proporre un diverso assetto delle disposizioni normative per una migliore lettura, viene chiesto di individuare aree per nuove stazioni di servizio – purtroppo non è stato possibile individuare nuove localizzazioni al di fuori del territorio urbanizzato poiché trattandosi di impegno di nuovo suolo eventuali proposte devono essere sottoposte alla conferenza di copianificazione.
(PUNTI 8 – 9 -10 – 11 – 12 – 39 – 40 – 44) – Le osservazioni relative alla disciplina degli interventi ammessi sul patrimonio edilizio esistente sono dovute essenzialmente per chiarire e meglio specificare la norma e garantire una lettura univoca da tutti gli operatori del settore (pubblici e privati). Essenziale è l’osservazione riguardante la disciplina di intervento t5 – che nella versione adottata, in caso di completa demolizione con ricostruzione vieta il cambio d’uso a residenza. Tale aspetto ha avuto numerose osservazioni anche dai privati. La norma deve essere modificata togliendo ogni riferimento al divieto del cambio di destinazione d’uso, mentre le destinazioni ammesse per un edificio saranno regolate all’interno di ogni sottosistema insediativo del territorio urbanizzato e del territorio rurale.
(PUNTI 17 – 18 – 19 – 20 – 21 – 22 – 23 – 24 – 35 – 37) – Riguardano il territorio urbanizzato e più in dettaglio i sottosistemi funzionali che lo compongono. Come per gli altri temi, vengono richieste modifiche alle norme al fine di sgomberare da dubbi e incertezze interpretative; ad esempio, il caso che non occorre rispettare una superficie minima nel cambio d’uso senza frazionamento o il caso di poter realizzare nel Centro Storico alloggi che si trovano al piano seminterrato o interrato a monte e che sono posizionati ai piani superiori a valle rispetto alla pubblica via.
Vengono osservate anche le disposizioni specifiche del complesso di Santa Chiara e del Palazzo del Capitano per i quali viene richiesto una estensione delle destinazioni d’uso ammesse e riguardo Santa Chiara anche degli interventi ammissibili.
(PUNTI 25 – 26 – 27 – 28 – 29 – 41 – 42 – 43) – Riguardano il territorio rurale e come per il territorio urbanizzato, la maggior parte di modifiche proposte sono solo affinamenti sulla scrittura della norma al fine di renderla più chiara.
La novità essenziale rispetto al RU, ma che l’osservazione dell’ufficio (punto 27) propone di rafforzare al fine di renderla più esplicita, è quella che gli interventi e sistemazioni pertinenziali (posti auto, piscine, nuovi innesti viari, manufatti privi di rilevanza edilizia) possono essere collocati nelle aree circostanti i fabbricati di cui costituiscono pertinenza anche al di fuori dei resede individuati nella schedatura dei beni storico-architettonici del Piano Strutturale.
(PUNTO 34) – Di fondamentale importanza, specialmente in questo periodo, è quella di concedere la possibilità a quei cantieri che sono rimasti fermi, sia per motivi economici o per altre motivazioni, di poter portare a termine le costruzioni secondo il titolo abilitativo rilasciato in prima istanza e che risulta oggi decaduto per decorrenza dei termini (una rimessione in termini si direbbe in diritto).
(PUNTO 36) – Si ripropone come opera pubblica il collegamento pedonale tra via Vivaldi e via Formichi come previsto nel Regolamento Urbanistico.
Nel dettaglio
Metodo di lavoro
L’esame e la formulazione delle relative controdeduzioni sono stati svolti aggregando le osservazioni per temi omogenei, al fine di facilitare l’esame e la comparazione delle osservazioni.
Laddove si è identificato un tema prevalente, o comunque si è ritenuto opportuno ricondurre la proposta ad un tema specifico, l’osservazione è stata catalogata con riferimento a questo; nei casi invece in cui la natura delle richieste era eterogenea e non riconducibile ad un singolo tema le osservazioni sono state codificate tra le “varie”.
I temi sono stati definiti seguendo l’impostazione della struttura normativa del Piano Operativo, distinguendo quindi innanzitutto ciò che concerne la gestione degli insediamenti esistenti, nelle aree urbane o nel territorio rurale, dalla trasformazione degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi, così come le questioni locali e localizzate dagli argomenti di carattere generale.
Per ciascuna osservazione è stato espresso un parere che può consistere in una proposta di accoglimento, di parziale accoglimento o di non accoglimento e infine in un giudizio di non pertinenza.
Un gran numero di osservazioni attengono, come prevedibile, le Norme Tecniche di Attuazione, ma numerose sono anche le richieste di modifica alle previsioni di trasformazione e di modifica delle discipline delle schede riferite agli edifici ed ai resede censiti, per i quali il PO ha introdotto significative novità.
Per le richieste di modifica alle N.T.A. si è adottato il criterio di accogliere, per quanto possibile, le osservazioni compatibili con l’impostazione del piano e con le ovvie esigenze di coerenza del corpo normativo. Ciò in quanto gran parte delle osservazioni si riferiscono ad aspetti di dettaglio e di natura prettamente tecnica, attinenti ben più alla quotidiana applicazione delle norme che non alle scelte di fondo del Piano Operativo.
Per quanto riguarda il merito, la formulazione delle proposte di controdeduzione è avvenuta sulla base di un equilibrio e di un portato dell’amministrazione, dei progettisti, dell’ufficio, sempre in congruità/coerenza con la disciplina e con gli obiettivi del PIT-PPR, a cui il PO deve comunque conformarsi, e nel rispetto del quadro previsionale strategico e dell’impostazione progettuale del PO adottato. In particolare è stata confermata la scelta di fondo di non estendere l’edificato oltre il “limite” del territorio urbanizzato con conseguente esclusione di occupazione di nuovo suolo per la città di Siena.
Tali indirizzi sono, per sommi capi, così sintetizzabili:
• favorire ulteriormente, laddove vi erano le condizioni e nel rispetto dei principi di tutela e di conservazione del tessuto storico w di interesse storico architettonico, la possibilità di intervento e di adeguamento funzionale del patrimonio edilizio esistente;
• favorire ed incrementare, nel rispetto dei criteri di coerenza con il PS e con l’impostazione del PO, la ricettività turistica e la qualità dell’offerta ricettiva, puntualmente individuata dal PO;
• favorire le condizioni per la concreta attuazione delle azioni di trasformazione e riconversione funzionale della città esistente individuate dal PO (previsioni relative alle Aree di Trasformazione) affinando e dove necessario rivedendo le schede normative relative agli interventi convenzionati e ai piani attuativi.
Nel complesso, come sinteticamente espresso, gli Enti sovraordinati riconoscono la grande qualità espressa dal piano, sollecitando il Comune ad un ancora più rigorosa attenzione agli aspetti qualitativi, mentre le osservazioni dei privati sono state, come abbiamo visto, più che altro rivolte alla risoluzione di esigenze particolari o puntuali.
Il piano come controdedotto dal Consiglio Comunale verrà nuovamente inviato agli Enti interessati per la Convocazione della Conferenza di Copianificazione, ai sensi dell’art. 21 della Disciplina di Piano del PIT-PPR e in quella sede troverà la sua completa definizione (e conformazione), per poi tornare in Consiglio per la sua definitiva approvazione.
Ringrazio per il lavoro svolto il Sindaco e la Giunta, l’ufficio tecnico che ha lavorato all’elencazione, sintesi e esame delle osservazioni, i progettisti, la commissione territorio”.
L’INTERVENTO DEL SINDACO LUIGI DE MOSSI PRIMA DELLA DISCUSSIONE SULLE OSSERVAZIONI PRESENTATE AL PIANO OPERATIVO
“La Giunta ha lavorato all’unisono per arrivare a questa soluzione complessa e articolata rappresentata dal Piano Operativo. Un lavoro per il quale ringrazio l’assessore all’Urbanistica Francesco Michelotti, l’ing. Paolo Giuliani, gli architetti Rossana Papini e Sonia Violetti e gli uffici comunali interessati, gli architetti Roberto Vezzosi e Stefania Rizzotti.
Il Piano Operativo ha espresso una filosofia da noi fortemente voluta per una risistemazione complessiva del territorio legata a un’idea di sviluppo della città e non a un suo sacrificio, e che si concretizza nel declinare l’attualità del periodo nel suo futuro senza incatenare quest’ultimo e cioè evitare chiusure e blocchi che provochino, nelle prossime amministrazioni difficoltà a superarli o eliminarli.
Forte attenzione al settore dell’occupazione con tante possibilità e opportunità di lavoro in ambiti diversi dal bancario e dalle libere professioni come eravamo abituati fino ad ora, così da far diventare Siena una città dinamica e accogliente”.