Lo chiamano ancora il “Re del Palio”, ma al di là della retorica si deve scrivere che a lui si deve l’invenzione del grande fantino moderno. Carattere altero e generoso alla spagnolesca. Si dice che abbia distribuito soldi a quasi tutti i suoi colleghi più per avere amici intorno che servi pronti ad eseguire.
Un fatto. Prima dell’arrivo di Aceto nella contrada che vinceva il Palio si permetteva al fantino un extra un po’ umiliante: fare una specie di questua tra coloro che erano contenti della vittoria. Antica usanza. C’era anche chi si dotava di una sporta da donna “per fare borsone” come si dice, cioè arraffare il più possibile. Quando toccò la vittoria ad Aceto, qualcuno gli suggerì di fare il giro di questua. Ma il sardo rispose con sobrietà: “Niente accattonaggio, io sono un professionista”.
E da quel giorno in poi nessuno ebbe più il coraggio di girare dopo la vittoria per farsi pagare l’obolo. Caso mai, aveva detto Aceto, i patti si fanno prima della corsa. Ed infatti oggi i fantini vengono pagati direttamente e di più, anche troppo dice qualcuno.
Nel frattempo i sardi non sono venuti soltanto a correre il Palio. Quella è stata una delle prime migrazioni interne nell’Italia moderna: contadini e pastori lasciarono l’isola e si misero a sgobbare forte. Un segno: nelle Crete senesi riprese in tromba la produzione casearia ed in effetti il famoso cacio delle Crete ha oggi un sapore ancora migliore di quello tradizionale. Proprio per la bravura dei pastori sardi, che hanno fondato ditte ormai famose.
Insomma due popoli di forte personalità, pur con le inevitabili difficoltà si sono fusi: i toscani e i sardi. A loro modo l’Unità d’Italia l’hanno fatta davvero.