La legge del compenso esiste. E come spesso succede le cose vanno a rovescio fra luglio e agosto. Così la
Civetta, che in occasione della Carriera di
Provenzano aveva assaggiato la delusione dell’esclusione dalla competizione per l’infortunio al cavallo, si aggiudica un trionfo storico che la libera da un digiuno durato trent’anni e dalla cuffia.
Il cittino è nato e il Castellare si scrolla di dosso il ruolo di nonna che passa alla
Lupa. La contrada di
Vallerozzi ci ha sperato molto questa sera grazie al galoppo audace di
Gammede con
Fais, poi rallentate dalla prepotenza dell’
Aquila.
Indira Bella, che già a luglio si era messo in evidenza, non solo la supera mangiando in un boccone la seconda posizione ma la blocca al terzo
San Martino spengendo definitivamente le sue e le altre speranze. Ci guadagna l’
Istrice, che passa in seconda posizione, ma
Trecciolino non ha metri di tufo sufficienti per tentare l’impossibile. La
Civetta ha già preso il largo e niente e nessuno può togliere dalle mani di
Andrea Mari quel Palio stupendo. Un cencio sognato, voluto, aspettato per tanto tempo. Un’emozione conquistata superando amarezze e sofferenze.

Il 13 agosto la Civetta è stata l’unica Contrada che ha esultato in Piazza accontentandosi di quell’
Istriceddu che a luglio non aveva portato bene alla
Chiocciola e che solo sulla carta continuava ad avere quotazioni alte. Tanti segni, se vogliamo, in questa vittoria, anche se è facile elencarli a posteriori. In primis
'le tre T' di
Istriceddu, numero nove di coscia, nove di orecchio e uscito nono da Piazza. La somma indicava ventisette. Tre T come era stato previsto.
L’alfiere della Civetta poi è stato l’ultimo ad alzare nella sbandierata finale, davanti al
Palazzo Comunale e
Brio si è messo subito “di traverso“ al canape quando il mossiere, aperta la busta, ha chiamato le Contrade:
Mari non aveva posto e ha reclamato più volte, con determinazione.
Mossa che ha avuto un ruolo fondamentale in questo Palio e le carriere del 2009 faranno discutere per quella interminabile attesa, e soprattutto per una situazione assolutamente ingovernabile. Quella di agosto si è rivelata ancora più negativa che a luglio. Con tanta agitazione fra i canapi, nerbate a non finire, coppiole, una 'scudisciata' negli occhi al cavallo del
Leocorno e perfino una scaramuccia fortemente alterata fra i fantini di
Onda e
Giraffa.
Tre mosse invalidate, e una quarta, quella considerata valida, molto discutibile. Di sicuro non migliore di quelle che l’avevano preceduta. Un mossiere dal cuore tenero che ad agosto, come a luglio, ha lasciato gioco facile ai fantini limitandosi a qualche sporadico quanto inefficace avvertimento. In certi momenti ci è sembrato addirittura che
Guglielmi di Vulci avesse rinunciato ad impostare l’allineamento. Con una rincorsa che non decideva mai, come a luglio. Un’ora e venti minuti di mossa estenuante con la Piazza in delirio. Poi quella mossa valida, accettata più per il buio che imperversava che per il rigore delle posizioni, e non si può considerare neanche la meno peggio. Insomma, ci sarà da discutere con
Onda e
Pantera rimaste al canape perchè convinte che anche quella partenza sarebbe stata invalidata.
Quando si abbassa il canape schizzano via veloci Civetta e Lupa su tutte. L’
Aquila con
Luca Minisini detto Dè e
Indira Bella, stessa accoppiata di luglio, è di traverso al canape. Questo difetto del resto era palese a tutti.
Minisini è costretto a girare il barbero e perde metri preziosi rispetto alle concorrenti, ma con la potenza di
Indira si porta all’inseguimento delle due di testa,
Civetta e
Lupa, e guadagna la terza posizione in men che non si dica. La
Giraffa stempera gli entusiasmi al primo San Martino con una caduta che la mette fuorigioco. Incolore la corsa di
Torre,
Chiocciola e
Leocorno che non mostrano granchè, nonostante una partenza lampo della contrada di
Salicotto.
Un Palio difficile, corso a buio, come si dice a Siena, e caratterizzato da tanta tensione, malori, caldo asfissiante, confusione, e anche dai difetti macroscopici degli esordienti, sia dei cavalli che dei fantini. Poi, come per magia, tutto si raddrizza: vince la predestinata, la contrada del lungo digiuno, quella che aspettava la vittoria da trent’anni, e che in tanti, nei pronostici, dicevano che avrebbe vinto. Il Palio non è mai scontato, ma nel suo caos finisce sempre per ricomporre un senso.
Un Palio al buio dicevamo, non poteva non vincerlo la
Civetta il cui motto è
'Vedo nella notte'.
