
Per il presidente della Toscana, e lo dice più volte, Mps è un’azienda sana, ben patrimonializzata, che ha fatto credito in modo molto oculato, che aveva visto il titolo anche risalire prima delle ultime vicende, in grado di restituire il prestito ricevuto dallo Stato e che può dunque tornare ad essere una grande banca a servizio del territorio e della sua economia, tra le prime banche del Paese. Un’azienda importante della regione, dove lavorano parecchi lavoratori e con cui lavorano molte aziende. Questo interessa alla Regione. Se poi qualcuno ha commesso errori (e deve pagare), chiosa il presidente, lo dovranno stabilire altri: non la Regione o la politica, che al massimo può intervenire nel dibattito sulla necessità (o meno) di andare oltre la riforma Amato.
Derivati
Quanto ai derivati il presidente della Toscana ha chiarito nuovamente oggi in aula come la Regione abbia firmato con Mps, nel 2006, un solo contratto di swap: un innocuo “plain vanilla”, il cui rischio e i cui costi impliciti sono stati ritenuti nel 2011 dalla società di consulenza Martingale Risk Italia assolutamente accettabili. Niente di che spartire, sottolinea, con quelle “salsicce” che la crisi internazionale ha svelato che possono contenere titoli ad alta tossicità. La Regione ha agito da subito e in maniera rigorosa a tutela della finanze pubbliche, controllando e monitorando.
Quello con Mps è uno dei 22 contratti di derivati stipulati dal 1999 al 2006. Tutti e 22 coprivano un anno e mezzo fa circa un terzo del miliardo o poco più di debito contratto complessivamente dalla Regione. Per alcuni derivati è stata intrapresa una procedura di annullamento in autotutela. Non è il caso dell’ Mps – 35 milioni circa il valore del contratto – che è invece servito, tranquillizza il presidente della giunta, per trasformare un vecchio mutuo da tasso variabile a tasso fisso, pagando oggi (fino al 2035) il 4,3 per cento finito, un tasso certo non fuori mercato.